CRITICA - EVGENIAKAIKA

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FLAVIA BUGANI | Critico d'arte

La pittura di Evgenia immediatamente colpisce per la sua enigmaticità. Certo, le forme sono chiare e nette, al pari dei colori. E', però, evidente il simbolismo, il valore recondito dei motivi ricorrenti: la scala, la porta (e con essa la bocchetta della chiave e il chiavistello), l’inferriata alle finestre o l’assito scuro, da cui filtrano la luce o un paesaggio mediterraneo. Dove conducono le scale, a quale altezza, o a quale profondità? La porta apre a quale universo, o quale universo chiude? E' una soglia, un varco: possiamo decidere di varcarlo, ma anche sottrarci, arretrando. Qual è il nostro intendimento, la nostra decisione? L’artista. si indaga e induce l’osservatore ad indagarsi, a porsi domande dalla valenza esistenziale. Tutto ciò con uno stile asciutto, essenziale, che si rifà agli elementi iconologici propri del mondo mediterraneo (mare, cielo, piccole abitazioni o piccole cappelle), mondo peraltro che costituisce la radici esistenziali ed ispiratrici di Evgenia. La pittura è "à plat", coi bianchi e gli azzurri assai vividi, quasi abbacinanti. Il fascino mediterraneo è particolarmente esplicito in “LA DONNA”, col palese riferimento ai templi greci e al motivo delle onde, proprio della pittura cretese. L’ispirazione stlistica è, con evidenza, quella metafisica, assai accentuata nelle opere "RYMIDI","ENIGMA" e "FANTASMI". Non manca la fascinazione del futurismo, come è palpabile nel dinamico “affondo” spaziale di "LA SCELTA" e "TEMPESTA". Vorrei concludere con un’opera un po’ diversa “TRADIZIONE E TECNOLOGIA”, in cui un misterioso occhio del faraone richiama gli affascinanti misteri dell’antichità, e sembra chiedersi e chiederci quale sia il nostro futuro in questo universo così tecnologico, tanto diverso se raffrontato ai valori della tradizione. Si prefigura, dunque, un altro campo di indagine per Evgenia. Buon lavoro! Buona ricerca!

MIMMO DI BENEDETTO | Curatore e giornalista

Architettura mediterranea ma soprattutto architettura del sentimento. Spazio metafisico in cui si accendono prospettive, dove le ombre suggeriscono ipotetici orari pomeridiani o notturni. Scale ed archi, giare, cupole e cancelli, nascondono tra anfratti e porte chiuse (rosse, azzurre o verdi) ora una quiete da “siesta”, ora romantici silenzi. Evgenia Kaika dipinge con colori essenziali, di biografica ascendenza: l’immagine sembra plasmata, perché vive di chiaroscuri, di scultorea plasticità.


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